Capitolo 1: Attaccamento

I MERCANTI E IL LINGOTTO D’ORO

Migliaia di pellegrini si tuffano nelle sacre acque del Gange e ne traggono beneficio. Un commerciante è felice quando ha un profitto. Ma cosa succede quando si perde?

Anche nei fatti della vita tutti vogliamo realizzare un profitto e evitare una perdita. I primi due versi di Isha Upanishad(1) ci indicano la via:

Tutte le cose, viventi e non viventi, che costituiscono l’universo dovrebbero essere considerate la manifestazione dell’unico Assoluto. Guadagnati da vivere in questo mondo con le cose che ti sono assegnate, senza desiderare denaro per nessun altro. L’Assoluto non reclama la proprietà su quello che dona al mondo, come l’aria, l’acqua, il cibo. Nello stesso modo, mentre le usi per le tue necessità, non dovresti considerarle come se fossero tue. Desidera di vivere cento anni una vita piena di attività. Non c’è altro modo per evitare l’impronta del demonio mentre vivi.

Nel Bhagavad-Gita, Arjuna rifiutò di combattere la guerra del Mahabharata, e Khrisna dovette persuaderlo a combattere. Spiegò a Arjuna che anche se non avesse seguito il suo consiglio, la sua natura e il suo temperamento lo avrebbero costretto a combattere. In questo modo la nostra natura, abitudini e tendenze ci spingono verso azioni buone o cattive. Dovremmo quindi cercare di cambiare le tendenze maligne nella nostra natura in tendenze verso il bene.

Le persone spesso si lamentano che malgrado abbiano praticato per anni la via della devozione e della meditazione, non ne hanno ricavato alcun beneficio. Questo perchè la loro natura e le loro tendenze non sono cambiate.

Dovremmo ricordarci che tutto quello che il Creatore ha dato al mondo, lo ha ceduto al mondo. Non ne reclama più la proprietà.  Anche noi dovremmo coltivare l’abitudine di usare e godere delle cose per quello che sono, un dono, e non come fossero di nostra proprietà. Questa attitudine correggerebbe le nostre tendenze maligne, e allora le pratiche di devozione e meditazione cominceranno a portare i loro frutti.

L’oro e le cose del mondo non sono per loro natura il male, ma lo è il nostro attaccamento ad esse.

Una volta quattro mercanti si misero in viaggio, portando armi da fuoco per protezione. Lungo la via incontrarono un mahatma, che li consigliò di non proseguire lungo quella strada perchè era pericolosa. Non lo ascoltarono e dissero che con le armi che portavano avrebbero potuto fronteggiare ogni pericolo. Proseguendo nel loro cammino, trovarono per terra un lingotto d’oro. Felici della loro fortuna, lo avvolsero in un panno, con l’idea di dividerlo fra di loro.

Al cader della notte, due di loro andarono a un villaggio vicino per comprare del cibo, mentre gli altri due si accamparono al riparo di un albero. I due che erano restati indietro decisero di tenere il lingotto per loro e si prepararono ad usare le armi per uccidere gli altri due quando sarebbero tornati.

I due che erano andati al villaggio consumarono un pasto abbondante in una locanda; mentre ritornavano con il cibo per gli altri due, furono anch’essi tentati dal tenere il lingotto solo per loro e complottarono per liberarsi dei loro amici e aggiunsero del veleno nel cibo che stavano portando con loro.

Quando ritornarono all’accampamento, gli altri due imbracciarono i fucili e li uccisero. Erano affamati, e così si gettarono immediatamente sul cibo che gli altri avevano portato e lo divorarono. Si addormentarono, per non risvegliarsi mai più.

La mattima seguente lo stesso mahatma passò da quella strada per recarsi al fiume per il suo bagno giornaliero. Trovò i quattro morti, e il lingotto d’oro avvolto nel panno. Buttò l’oro nel fiume così che non potesse causare altri guai.

Ecco come succedono le disgrazie nella nostra vita, per la nostra ragione avvelenata dalle tendenze maligne. Se consideriamo e usiamo ogni cosa come un regalo dell’Assoluto, e pratichiamo la devozione, allora la nostra ragione diventa chiara e potremo vivere una vita lunga e felice, come scritto nei versi dell’Upanishad.

Associazione con il maligno causa pensieri maligni che, a loro volta, causano azioni maligne. Associazione con il bene causa tendenze benigne, che risultano in buone azioni. Dovremmo tutti cercare di avere una vita lunga e piena di felicità seguendo l’insegnamento delle Upanishad. La vita così vissuta sarebbe un bene per noi e per il mondo.

 

(1)   Upanishad: Collezione di libri sacri della civiltà Indiana, i cui argomenti principali sono la saggezza e la conoscenza, e le cui idee principali sono al centro della spiritualità Indiana.

LA SCIMMIA SUL TETTO DEL TRENO

Una scimmia era seduta sul tetto di una carrozza del treno. Quando un passeggero sporse la testa fuori dal finestrino, la scimmia scese silenziosamente, gli rubò il berretto e ritornò sul tetto. Gli altri passeggeri gli consigliarono di offrire alla scimmia qualcosa da mangiare per riavere il suo berretto. Quando il passeggero le offrì una banana, la scimmia tenne la banana con una mano ma continuò a tenere il berretto con l’altra. Quando le venne offerta una seconda banana, la scimmia la prese ma gettò il berretto lungo la scarpata della ferrovia, con il treno in corsa.

Siamo tutti, per temperamento, avidi come la scimmia e ci sono nel mondo innumerevoli tentazioni che attraggono la nostra avidità. La forza di queste attrazioni è irresistibile, e noi ne siamo vittime in continuazione.  Queste forze sono i desideri, il sesso, la rabbia, l’avidità, la gelosia, e ci attraggono e ci incantono in continuazione e troviamo difficile sfuggirle. L’unico modo è la rinuncia. Sembra difficile, ma ci si può riuscire con la pratica. Basta praticare trasferendo il nostro amore per queste attrazioni all’amore verso l’Assoluto.

L’attaccamento alle cose del mondo è la radice di tutti i nostri mali, perchè non riusciamo a capire che è tutto falso, e siamo destinati ad essere ingannati se prendiamo seriamente queste cose. Nel momento in cui la vostra mente sarà focalizzata sull’amore per l’Assoluto, il mondo finirà di tentarvi.

 

PADRE E FIGLIO ALLA STAZIONE

Un giovane lasciò il suo villaggio nello stato dell’Uttar Pradesh per trasferirsi a Bombay. Sua moglie era incinta e diede alla luce un bambino quattro mesi dopo che il marito aveva lasciato il villaggio. Il marito restò a Bombay per dodici anni; non poteva permettersi di tornare a casa, ma continuò a scrivere alla moglie. Il bambino crebbe, imparò a leggere e a scrivere, leggeva le lettere del padre e gli scriveva.

Un giorno, improvvisamente, il ragazzo decise di andare a conoscere suo padre, lasciò la casa materna e iniziò il lungo viaggio a piedi verso la stazione. Nello stesso tempo, il padre, invecchiato, decideva di tornare a casa, prese il treno a Bombay e si trovò alla stessa stazione dalla quale il figlio stava partendo. Essendo il villaggio molto lontano, il padre dovette passare la notte nella stazione. Senza saperlo, erano entrambi nello stesso luogo. Il padre prenotò una stanza dentro la stazione, per passarvi la notte. Il ragazzo non aveva denaro e dovette quindi dormire all’aperto, sistemandosi vicino al muro esterno della stazione. Aveva il raffreddore, che gli provocava una tosse insistente, e un po’ di febbre. Il padre non riusciva a dormire a causa del continuo tossire e chiamò il sorvegliante per chiedergli di fare spostare più lontano il ragazzo, per non essere disturbato. Così venne fatto, e il ragazzo passò la notte all’addiaccio, senza alcun riparo, e la sua condizione peggiorò. La mattina successiva, mentre stava per iniziare il cammino verso il suo villaggio, l’uomo incrociò lo sguardo del figlio e, trovando qualcosa di vagamente famigliare nei sui lineamenti, gli chiese chi fosse. Il ragazzo gli disse il nome, il nome del suo villaggio e il nome del padre. L’uomo gli chiese perchè si trovasse in quella stazione e il ragazzo rispose che stava andando a Bombay per conoscere suo padre. L’uomo finalmente capì che quello era suo figlio, lo abbracciò e pianse per il peccato che aveva commesso la notte precedente - fare allontanare il proprio figlio a causa della tosse che gli impediva di dormire.

Se sei puro dentro di te, tutte le tue azioni saranno motivate da compassione verso tutti i tuoi simili e non solo verso tuo figlio. L’Atman è lo stesso dappertutto, la purezza vede l’Atman, non il figlio. Se sei puro, allora tutte le tue azioni saranno motivate dalla compassione universale e non individuale. Qualsiasi cosa faccia, devi osservare se la stai facendo per tutti, per te stesso, o per la tua famiglia, per le cose che ami, o per l’organizzazione o nazione a cui appartieni. Questa è la cosa da osservare.

 

IL SANNAYSIN E LA BELLA SIGNORA

Da dove viene la sensazione di meraviglia di fronte alla creazione? Sembra così strano che non la sentiamo più forte. Ci si aspetterebbe che fosse il sentimento prevalente dell’uomo sulla terra – lo stupore di esistere!  E’ forse connesso al ricordo di qualcosa di diverso?

La sensazione di meraviglia è una sensazione pura perchè da essa nasce immediatamente questa domanda: “Quale è la causa della creazione di questa bellezza?” Si entra immediatamente nel regno dell’origine del mondo, verso la fonte ultima, non solo di quello che è stato creato, ma la fonte della creazione stessa.

Con queste sensazioni, la bellezza, lasciata libera nella creazione, ha la possibilità di crescere e di diventare pervasiva. Ma se non avete questa sensazione di meraviglia per la bellezza della creazione, allora inevitabilmente prevale l’attaccamento a qualcosa o a qualcuno. Nasce il desiderio di un maggiore coinvolgimento e di possedere gli esempi di bellezza che attraggono la nostra attenzione. Quando le possiedi, le vuoi usare. Questo sembra essere un modo di attaccarsi alle forme esteriori della bellezza. In realtà quello che riesci a fare è inquinare la bellezza!

Se, al contrario, hai visto qualcosa che ti sembra repellente, vorresti subito distruggerla. In entrambi i casi, che ti piaccia o non ti piaccia qualcosa, se non hai il senso di meraviglia, sarai lo strumento di corruzione della bellezza del tutto. Ma se mantieni il tuo senso di meraviglia nel guardare la creazione, che sia piacevole o odiosa, bella o sgradevole, non ci sarà alcuna corruzione nella situazione. Nel primo caso avrai lavorato per il suo miglioramento; nel secondo caso, non avrai aggiunto nulla di dannoso alla miseria.

Prendi l’esempio di un sannaysin (un sant’uomo che ha rinunciato al mondo) a cui capitò di vedere una bella signora che camminava lungo una strada. Poichè continuava a fissarla, alcuni passanti gli dissero: “Tu sei un sannaysin, e hai rinunciato al mondo. Non è un bene per te guardare la bellezza di una donna perchè ti porterà certamente verso le cose del mondo dei sensi!” Il sannaysin rispose: “Miei cari amici, sto guardando il Creatore che sta giusto giocando nella Sua creazione attraverso questa bellissima forma. Non sto soltanto osservando la forma fisica, sto godendo quello che è la causa della forma che si è manifestata davanti ai miei occhi”

Dovremmo coltivare questa sensazione di meraviglia per la creazione, in qualsiasi forma si manifesti. Godi la bellezza, e così facendo la farai diventare ancora più bella.