CAPITOLO 4: DESIDERI

L’uomo e il suo pappagallo

Ci sono quelli a cui piace solo conoscere ma non mettono in pratica la loro conoscenza, e per persone così il mondo non è niente più che chiacchiere. Queste sono povere creature. Poi ci sono quelli a cui piace solo fare esperienze ma non importa di conoscere; sono pieni di dubbi quando incontrano forti resistenze o cattive compagnie. La loro fede viene scossa e smettono di praticare. Quindi una felice combinazione è molto salutare, perchè uno può provare la beatitudine dell’essere e nel contempo rimanere forte di fronte a false idee e mantenendosi nella giusta Via.

C’era un uomo che era interessato ad ascoltare un santo maestro, ma non si preoccupava mai di praticare le sue istruzioni. Il suo pappagallo parlante gli chiese una volta dove andasse ogni giorno. Egli rispose che gli piaceva sentire parlare di Dio e di liberazione, e che andava a sentire un santo maestro. Il pappagallo gli chiese di domandare al santo, per suo conto, “Come posso essere liberato?”  L’uomo pose la questione al santo e il santo cadde immediatamente a terra perdendo conoscenza. La gente era molto arrabbiata con l’uomo per avere posto quella domanda imbarazzante e gli venne intimato di andarsene immediatamente. Tornato a casa, l’uomo raccontò tutta la storia al pappagallo. La mattina successiva il pappagallo venne trovato che giaceva immobile nella gabbia. Il suo padrone lo prese per morto e aprì la gabbia per rimuoverlo. Il pappagallo spiccò immediatamente il volo verso il ramo di un albero e disse: “Ho capito il messaggio del santo e adesso sono libero. Sarebbe stato bene anche per te se avessi agito in base alle istruzioni che hai ricevuto.”

Capii che dovremmo veramente cercare di praticare quello che insegniamo, anzichè semplicemente pensarci e parlarne! Dopo la pace della meditazione sentii che qualcosa nel mio cuore si era liberata dalla gabbia ed era volata su un albero, come il pappagallo nella storia, mentre il suo padrone laggiù non riusciva a capire.

I desideri, che sono sempre presenti nell’uomo- questa è la natura delle cose - di solito finiscono in attaccamento. L’attaccamento viene perchè ci sono continue associazioni fra certi tipi di desideri e gli oggetti di questi desideri. Se il tuo attaccamento dura a lungo, si trasforma in cupidigia, che ti fa desiderare di avere le cose in abbondanza per un periodo di tempo illimitato, oltre i tuoi veri bisogni individuali fino a diventare brama e dipendenza. Cupidigia e avarizia costituiscono la gabbia nella quale l’ego individuale è imprigionato. E’ possibile uscire dalla prigione solo se c’è qualcuno che ci aiuta. Si può cadere facilmente in un pozzo, ma non è possibile uscirne da soli, anche se lo vogliamo disparatamente, a meno che qualcuno in superficie sia disponibile e in grado di aiutarci. Così abbiamo bisogno di una guida. Per quelli che sono intelligenti, le scritture, i discorsi e certe parole da un uomo realizzato possono aiutare.

Quindi è necessario, per chiunque cerchi la liberazione, trovare un vero maestro che indichi la via e i mezzi per arrivarci.

Hai detto che l’attaccamento ai desideri è la gabbia, e le persone qualche volta chiedono se la storia del pappagallo si riferisce alla situazione del Se’. Ma sicuramente il Se’ è perfetto?

Il Se’ non è mai limitato da nulla, ma l’anima, con le sue quattro parti della mente che noi sentiamo come “Io”, è sovrapposta al Se’. Questo è lo stato usuale di tutti anche quando il Se’ è libero come sempre. Infatti non è mai il Se’ che si trova in gabbia!

No, sentiamo che il centro delle emozioni viene liberato – viene percepito emozionalmente nel cuore e allora illumina molte delle cose di cui stiamo parlando.

La sovrapposizione è causata dall’attaccamento, cupidigia e dipendenza, e ci sembra che il nostro Io sia in gabbia a causa di questi. Così le quattro parti della mente possono essere libere da questi attaccamenti o restano in una gabbia a causa di questi.

Il Se’ non è mai limitato da nulla, in nessuna circostanza, è solo la psiche. Quelli che sembrano essere liberati, o non sono in gabbia, fanno esperienza della libertà. Quelli che non sono liberi sono legati dai loro stessi desideri, cupidigia e bramosia.

Il sogno del Mahatma

In una delle scritture si legge: “Questo corpo è solo carne e ossa, smetti di esserne attaccato”. Trasferisci invece il tuo attaccamento al Se’. Perchè il Se’ è parte del Se’ Universale, non ci sono differenze fra i due. Entrambi sono in grado di distaccarsi dalla schiavitù dal mondo.

Questo corpo è il veicolo e il Se’ è il guidatore. Considera il guidatore separatamente dal veicolo. Non è facile farlo. Richiede anni di pratica. Noi pratichiamo pensando che questo corpo è proprietà di Dio, non nostra. In questo modo ci liberiamo da ogni attaccamento, da ogni costrizione. Di nuovo, questo concetto è difficile per quelli che pensano che “Io” sia il corpo fisico.

Un Mahatma desiderava vivere in completa solitudine, per potere meditare sempre indisturbato. Espresse questo desiderio a un uomo ricco. Questi possedeva una casa nel profondo di una foresta, che veniva visitata molto raramente. La offrì al Mahatma, e in aggiunta gli mandò un giovane servo per provvedere ai suoi bisogni.

Il Mahatma fu accudito così bene dal giovane, al punto da toccare il suo cuore. Gli domandò se fosse contento della sua vita e se lui, il Mahatma, potesse fare qualcosa per farlo contento. Il giovane rispose che era contento ma che temeva che suo padre fosse morto senza essersi realizzato, perchè appariva frequentemente nei suoi sogni. Chiese al Mahatma se ci fosse un rimedio.

Durante le notti successive, il Mahatma fu tormentato del problema del padre del giovane servitore. Una sera il giovane andò in un villaggio vicino, invitato a una festa di matrimonio, dicendo al Mahatma che non sarebbe ritornato fino alla mattina seguente. Il Mahatma chiuse a chiave la porta di casa e andò a letto. Ora, il letto vuoto del servitore era vicino a quello del Mahatma. La mente del Mahatma era piena di pensieri sul padre del servitore e sulla sua mancata realizzazione. Non riusciva a dormire in pace. La festa di matrimonio finì per mezzanotte, così il giovane ritornò a casa immediatamente invece di aspettare fino alla mattina seguente. Quando arrivò, saltò il muro di cinta e attraverso la finestra entrò nella stanza, si mise letto e si addormentò immediatamente.

Alle tre e mezza del mattino, il Mahatma si svegliò e vide che il letto vicino al suo era occupato. Nell’oscurità, pensò che l’occupante doveva essere il padre del giovane, che aveva ossessionato i suoi sogni. Si mise a recitare i sacri mantra e a cospargere di acqua benedetta il corpo ma il giovane, profondamente addormentato, non si svegliava. Così il Mahatma si spaventò terribilmente. Aprì la finestra e si buttò fuori per scappare. Nella sua furia, cadde con un tonfo pesante. Il rumore svegliò finalmente il giovane servitore che, pensando si trattasse di un ladro, afferrato un grosso bastone, si scaraventò fuori dalla stanza all’inseguimento. Alla fine, dopo essersi scambiati numerosi colpi, si riconobbero l’uno con l’altro, si abbracciarono e l’equivoco fu finalmente chiarito.

Nello stesso modo, anche un pensiero momentaneo, intrufolandosi inconsciamente nella nostra mente, ci si nasconderà e al momento meno opportuno tornerà alla superficie causando grandi danni. Innumerevoli pensieri di questo tipo abitano nella nostra mente. Non ci lasceranno mai in pace fino a che non svilupperemo verso Dio lo stesso attaccamento che abbiamo verso il mondo.

I nostri desideri sono come corde che ci attirano verso il mondo. Facciamo invece in modo che ci sentiamo attirati verso Dio. Qualsiasi cosa facciamo, incluso mangiare, bere, leggere e attendere ai nostri doveri, dovrebbero essere tutte dedicate a Dio.

Questo è il significato di Bahkti, la via della devozione. Fatta in questo modo, ogni azione che facciamo diventa un atto di devozione e diventa un atto di adorazione verso Dio, invece di essere una azione terrena. I legami con il mondo vengono allora spezzati e sostituiti dalla presenza di Dio. In assenza di questo modo di pensare, c’è solo il mondo, e dal mondo arrivano tutti i nostri guai!

Rama e il barcaiolo

Se il desiderio è buono, porta l’individuo più vicino all’Assoluto, ma se il desiderio è sbagliato e cattivo, allora porta l ‘individuo lontano dall’Assoluto. Ma cosa vogliamo in realtà? Vogliamo che i nostri desideri ci portino più lontani o più vicini all’Assoluto? Sta a noi scegliere.

Se scegliamo di andare più vicini all’Assoluto, allora dobbiamo rispondere ai buoni desideri. Non dobbiamo andare lontano per sapere cosa è un buon desiderio, perchè l’individuo è fatto in modo tale che, immediatamente dopo che un desiderio si manifesta, c’è qualcosa dentro di lui che gli dice se quel desiderio è giusto o sbagliato, e non serve chiederlo a nessuno. Ma, o perchè abbiamo una grande fretta di ignorare la nostra voce interna o perchè scegliamo di allontanarci dall’Assoluto, non rispondiamo a quel suggerimento.

Dobbiamo semplicemente renderci conto, vedere, che il desiderio dell’Assoluto è un desiderio comune a tutti. Per esempio, nel mondo tutti vogliamo conoscere, Inglesi, Americani, Tedeschi o Indiani, non c’è differenza, perchè è nella natura del desiderio dell’Assoluto che ogni individuo deve arrivare alla conoscenza, così tutti la vogliono.

Tutti vogliamo la vera conoscenza, non esiste nessuno al mondo che non desideri la verità. Le idee e i concetti sulla verità possono essere diversi, ma tutti la cercano e la verità stessa non può essere che una sola.

Possiamo prender l’esempio di una addizione – due più due fa quattro. La parola quattro può essere diversa, come può esserlo la parola per due, ma la risposta a ‘due più due’ sarà sempre la stessa in ogni lingua, in ogni nazione o fede.

Così ci sono i diritti umani fondamentali, che tutti vogliamo; allo stesso modo c’è sempre un accordo sui principi di base. Questo accordo è la fonte di tutto, e la fonte è universale. Se potessimo vedere che c’è questa fonte, e che qualcosa dentro di noi risponde a questa fonte; se potessimo sentire e seguire la nostra voce interiore, allora certamente faremmo la cosa giusta. Ma le persone cercano di ragionare in modo da giustificare le loro scelte sbagliate, e possono magari promettere di cambiare in un momento successivo, ma nel frattempo scelgono di seguire la strada sbagliata.  Il modo migliore di conoscere quello che è giusto o sbagliato è ascoltare la voce dentro di noi o l’uso della ragione che viene da un intelletto purificato.

Perchè, perché è così difficile sapere quello che vogliamo? Quale è il desiderio nel cuore, il senso che ci manca qualcosa, lo scontento, e su che cosa dovremmo concentrare la nostra mente e il nostro cuore per trovare la risposta o risolvere il conflitto?

Ci fu un incidente a Ayodhya, la capitale del regno di Rama. Rama voleva attraversare il fiume Saraya, ma il barcaiolo rifiutò di portarlo. C’è molta mitologia relativa a questo passaggio nel Ramayana, e questo barcaiolo divenne famoso a causa di questo.

Un sant’uomo, qualche tempo fa, voleva attraversare il fiume. Improvvisamente si ricordò della storia del barcaiolo e di Rama. Fu così sopraffatto dalla memoria dell’episodio, che disse al barcaiolo: “Oggi, ti darò qualsiasi cosa tu mi chieda”.

Il barcaiolo rispose immediatamente. “Prepara il pranzo di oggi”.  Il sant’uomo rise e si chiese perchè, nonostante avesse offerto al barcaiolo qualsiasi cosa volesse, questi non avesse chiesto altro che il prossimo pasto! Allora, con sua meraviglia, si rese conto che il poveretto non aveva altra visione oltre quella del suo pane quotidiano; se avesse avuto una visione più ampia, avrebbe richiesto di più. Infatti, non poteva essere biasimato; non poteva chiedere qualcosa che non conosceva. E gli fu dato quello che voleva.

Il figlio adottivo dell’uomo ricco.

Un bambino vuole giocare solo con i giocattoli; quando cresce, vuole libri e altre cose. Più tardi, si stanca dei libri e si dedica ad altre attività. Poi si sposa, e le cose continuano a cambiare con l’età, anno dopo anno. A meno che un uomo raggiunga uno stato in cui desidera la verità, dove vuole la verità, la consapevolezza e la beatitudine, non può progredire.

A Delhi c’era un uomo ricco che non poteva avere bambini, e così adottò un bambino della stessa casta. Dopo la cerimonia di adozione portò il ragazzo in un salone di vendita di automobili nel centro commerciale principale di Delhi. Gli furono mostrate le automobili più grandi e lussuose, ma il ragazzo chiese quella più piccola disponibile, anche se gli fu fatto notare che questa poteva portare solo due persone, e non avrebbe potuto portare sua madre o molti passeggeri. Nonostante gli venisse suggerito di scegliere una automobile più grande, il ragazzo insistette per avere la più piccola, e così fece.

Due anni dopo si rese conto che l’automobile era troppo piccola e chiese ed ottenne di averne una più grande. Dopo qualche tempo, chiese di averne una ancora più grande, che potesse portare molti passeggeri, e fu di nuovo accontentato.

Infatti, la vita è un viaggio di apprezzamento di quello che vogliamo veramente, e viene solo dal livello di conoscenza e consapevolezza che raggiungiamo. Non possiamo inventarci le vere domande; dobbiamo solo aspettare.

Possiamo dare alle persone la conoscenza e il sistema Advaita, attraverso il quale possono arrivare alla domanda finale un po’ più velocemente. Ma devono loro stessi percorrere un passo alla volta per arrivare alla domanda finale, la verità sul Se’.

Due tipi di sofferenza

Ci sono due tipi di malattia, o forse due tipi di effetti della malattia: uno è il dolore causato dalla malattia a livello fisico, e l’altro è il dolore e la tristezza che può derivare dalla malattia al corpo. Questa sofferenza può presentarsi anche senza essere malati, perchè molte persone soffrono anche senza avere nessuna malattia evidente nel loro corpo (o senza nessuna apparente mancanza nella loro vita, perchè sembrano avere tutto), e tuttavia la loro vita è miserabile.

La malattia a livello fisico causa certamente dolore, ma questo dolore può essere amplificato con l’aggiunta della tristezza, che è interiore; cioè sofferenza mentale ed emozionale. Così si può aumentare o diminuire gli effetti del dolore fisico. Ci sono persone che, avendo dolore a livello fisico, non si sentono miserabili, e quando il dolore fisico arriva, non ha grande effetto su di loro, e sparisce da dove è venuto.

Ramakrishna aveva il cancro alla gola e gli venne offerto un medicinale, che egli rifiutò. Disse: ‘Non ho ragione di lamentarmi. Il dolore della malattia è certamente presente e qualche volta mi fa piangere, ma questo non causa alcuna tristezza in me. Sono felice come non potrei essere di più, così sopporterò il dolore.

Un episodio simile accadde nella vita del grande poeta Tulasidas. Anche lui aveva problemi fisici, e usava andare per il suo bagno giornaliero passando per il tempio di Shiva in Benares. I disturbi fisici durarono per un paio di mesi.

Dopo due mesi qualcuno gli parlò di una erba particolare che avrebbe potuto utilizzare per guarire molto velocemente dal dolore che lo affliggeva. Tulasidas disse che aveva avuto questo problema da due mesi ma che nessuno gli aveva offerto una soluzione. Ora, dopo tutto questo tempo, gli veniva offerta una cura, ma forse la malattia stava per finire. Non prese alcuna medicina e la malattia, avendo esaurito il sui ciclo, svanì.

Il dolore produce comparativamente poca sofferenza. Se qualcuno può aiutare ad alleviare professionalmente una persona dal dolore è certamente una cosa buona. Ma la pena più grande e intensa deriva dalla tristezza, che è interiore. Un servizio molto più grande all’umanità sarebbe dato se qualcuno offrisse un rimedio sia al livello fisico che al livello interiore.

La vecchia signora che chiese troppe cose.

Quale è la funzione del desiderio?

I desideri non sono indipendenti; la maggior parte sono connessi con le vostre tendenze precedenti, ma alcuni derivano dalle situazioni del momento. Per esempio, un uomo cammina lungo una strada e una lussuosa automobile gli passa davanti. Istantaneamente sorge il desiderio di possederne una simile. Ora, se avesse il denaro, sarebbe in grado di soddisfare quel desiderio, altrimenti rimarrà nella sua mente un futile desiderio.

C’era una vecchia signora che passò da queste parti. Era cieca e aveva quattro figli. La prima cosa che mi disse fu: ‘Per favore, fai qualcosa per farmi riavere la vista’ e, un minuto dopo: ‘Ho quattro figli, il mio secondo non ha bambini. Puoi fare in modo che ne abbia uno?’ Dopo un momento disse: ‘ Le due mogli dei miei figli non mi obbediscono. Fai in modo che diventino obbedienti.’ E ancora: ‘ Mio figlio maggiore ha problemi con i suoi affari. Puoi benedirlo affinchè i suoi affari prosperino?’ In questo modo aveva espresso sette o otto desideri, uno dopo l’altro. La ascoltai pazientemente e alla fine le dissi: ‘Guarda, sei vicina alla morte, perchè non chiedi: ‘Fai che Dio abbia pietà di me e mi faccia realizzare lo scopo della mia vita ed essere felice da qui in avanti.’ Hai chiesto molte cose; nessuna di esse è possibile. Se avessi domandato una sola cosa, allora probabilmente sarebbe stato possibile aiutarti. Ma aiutarti a soddisfare tutti i tuoi desideri non è possibile.

Allo stesso modo, quando abbiamo molti desideri, Dio troverà molto difficile soddisfarli tutti, e in realtà molti di quei desideri non sono esattamente essenziali. Se il desiderio è associato alle tue tendenze e abitudini precedenti, la cosa giusta sarebbe quella di liberarti di loro. Se è un desiderio nuovo, creerà nuove tendenze. Ci saranno meno occasioni di creare nuove tendenze se avrai meno desideri. Non è possibile non avere nessun desiderio, dato che sei in questa vita come risultato delle tue tendenze precedenti.  Per potere raccogliere i risultati di queste abitudini, devi avere certi desideri; lo sforzo dovrebbe essere quello di limitare i desideri in modo che tu raccolga soltanto e non semini.