CAPITOLO 9: IGNORANZA

La mangusta e il serpente

Se durante il giorno una persona soffre di completa dimenticanza, puo’ il Shankaracharya raccomandare una tecnica o un metodo con cui l’aspirante puo’ tenere in mente l’insegnamento per tutto il giorno?

Durante la giornata si e’ impegnati in attivita’ lavorative. A causa di questo, una cosa che ti puo’ essere perdonata e’ di dimenticare il desiderio per il divino; e’ un fenomeno naturale. Ma, se e’ naturale dimenticare, e’ anche naturale ricordarsene. Quindi, quando sai che hai dimenticato, dovresti anche ricordare quello che hai dimenticato, e cercare di mettere questo stato di dimenticanza fra due momenti di ricordo.

Se il buio, che simbolizza la dimenticanza, e’ contenuto fra due luci, allora e’ molto facile uscire dal buio senza nessun aiuto esterno, perche’ hai la luce dietro e davanti a te.

Quando ricordi rifletti un po’ di luce e puoi guardare la luce davanti a te per attraversre il buio.

Se ci sono due momenti in cui ricordi, allora puoi vedere che la dimenticanza fra i due momenti perde la sua forza e qualsiasi cosa di cui tu abbia bisogno sara’ disponibile ritornando a ricordare.

C’e’ una piccola creatura chiamata mangusta, la cui natura e’ di combattere contro i serpenti. Ogni volta che si incontrano si combattono, e quando il veleno del serpente entra nel corpo della mangusta attraverso un morso, la mangusta scappa e va a sentire l’odore di un certo tipo di erba. Odorando questa particolare erba il veleno viene neutralizzato e la mangusta viene sanata. Puo’ ritornare a combattere, e questo processo si ripete fino a quando il combattimento continua.

Dimenticare e’ come il veleno del serpente, non serve preoccuparsi quando si viene morsi, basta andare dove puoi essere curato dall’erba. Basta ricordarsi l’insegnamento ricevuto e tutto diventera’ facile, e dimenticare cessera’ di avere effetti negativi.

Dovremmo trattare molto gentilmente il nostro umile servo, la mente ordinaria, e incoraggiarla ogni giorno a fare progressi, con la forza dell’amore e dei sacri insegnamenti. Nonostante sia un umile servo, ha grandi poteri, anche se insignificanti rispetto al Se’. Se usiamo la forza o la paura per riformarla non riusciremo a raggiungere lo stesso successo che otterremmo con l’amore e i sacri insegnamenti. Dovremmo continuamente ricordare a questo servo il fatto che il Se’ e’ eterno, mentre i piaceri sensoriali sono solo momentanei.

Naturalmente, incontreremo delle difficolta’ quando cercheremo di eliminare la dipendenza della mente dalla cattiva compagnia e indirizzarla verso la buona compagnia, ma la vittoria finale e’ certamente alla nostra portata. Non dovremmo mai sentirci impotenti; dovremmo essere sempre i padroni nella nostra casa. Nel Bhagavad Gita (cap 2 v.3) Khrisna esorta Arjuna liberarsi di meschine debolezze del cuore e a essere pronto per la battaglia imminente.

Cosi’, dovremmo sempra ricordarci della nostra reale statura, che e’ molto grande. Il servo puo’ certamente imparare a rinunciare alle vecchie abitudini, come una persona civilizzata non metterebbe mai in bocca del cibo cattivo.

Ricordate la storia della lotta fra il serpente e la mangusta? Quando il serpente morde la mangusta, questa scappa per odorare l’erba che neutralizza il veleno, e torna indietro, e cosi’ fino a quando la lotta non si conclude con l’uccisione del serpente.

Nel contesto presente i piaceri sensoriali sono il veleno e il pensiero consapevole la medicina, e la battaglia viene vinta dal vero Se’.

 

Il vecchio saggio che voleva restare nel Palazzo

Il Se’ e’ parte dell’Assoluto. L’Assoluto e’ la fonte di tutta la creazione. Il Se’ e’ circondato dalla creazione, e in mezzo alla molteplicita’ e alla diversita’ della creazione ignora l’unita’ e la realta. L’Assoluto e’ senza limiti, creativo, da cui tutto proviene, senza rivendicare nulla, perche’ “Egli e’ “. Il Se’ e’ separato dal Creatore solo dall’ignoranza. Per questo abbiamo limiti e confini. Abbiamo tutto eppure chiediamo; questo e’ dovuto alla nostra ignoranza. L’Assoluto ha creato l’universo e noi creiamo confini “questa e’ la mia terra, questo e’ il mio paese”. In realta’, la terra non appartiene a nessuno. La puoi reclamare per qualche tempo, ma alla fine devi lasciare indietro ogni cosa. Il Creatore crea l’uomo, noi creiamo l’ “Indiano” e l’ “Inglese”. La creazone e’ consapevolezza, ma noi non la vediamo a causa della nostra ignoranza.

Una volta c’era un vecchio saggio che, trovandosi in viaggio in terra sconosciuta, all’approssimarsi della notte chiese ospitalita’ in un palazzo. Il guardiano riporto’ la richiesta al padrone del palazzo, ma questi rifiuto’ dicendo che quello non era un albergo dove le persone potevano alloggiare per la notte.

Il vecchio saggio chiese al padrone: “Chi ha costruito questo palazzo?”

“Mio padre”, rispose il padrone.

“Adesso sei tu il proprietario del palazzo?”

“Si’, sono il proprietario”

“Chi sara’ il proprietario dopo di te?”

“Mio figlio”, rispose il padrone.

“E dopo tuo figlio?”

“I miei nipoti”

“Allora questo sembra proprio come un albergo” disse il vecchio saggio, “perche’ le persone sembrano venire e restare per un po’ di tempo e poi se ne vanno. Non lo definiresti un albergo? Se fosse appartenuto a tuo padre, lo avrebbe certamente portato con se’”.

Il proprietario si rese conto del suo errore. Fino a quando il Se’ e’ oscurato dalla sua ignoranza, fino a quando pretende di essere proprietario di qualcosa, non potra’ ricordare, e non si unira’ all’Assoluto.

Abbiamo sempre la tendenza di pensare a quello che possiamo chiedere a un saggio. Se solo potessimo vedere con gli occhi del saggio quello che dovremmo volere, sarebbe molto piu’ appropriato per noi.

Un individuo lavora per la realizzazione del Se’. L’uomo realizzato considera la cosa in modo differente. Egli sa che non esiste una cosa quale la realizzazione del Se’. Il Se’ e’ reale, chi puo’ farlo diventare piu’ reale? Quello che in realta’ cerchiamo di fare e’ di rimuovere le nuvole dell’ignoranza. L’occhio ci vede benissimo alla luce del sole. Se c’e’ una nuvola che oscura il sole la visione puo’ diventare piu’ indistinta; piu’ fitta e scura e’ la nuvola, meno chiara diventa la visione. L’occhio e’ come il Se’, il sole e’ come l’Assoluto e la nuvola e’ l’ignoranza. Questa e’ la barriera. L’occhio e il sole sono fatte dello stesso elemento. Piu’ forte e la luce, piu’ il buio sparisce. La luna da’ piu’ luce di una lampada, il sole da’ piu’luce della luna. Due soli danno piu’ luce di un sole, e cosi’ via. Quando vediamo la luce del Se’, che e’ l’Assoluto, anche la loce del sole diventa piu’ luminosa. E allora riusciamo a vedere l’unita’. L’unita’ e’ qui; il Se’, che e’ reale, e’ qui. E’ solo una questione di illuminazione. Questo e’ quello che vede un uomo realizzato.

 

Dattatreya e i suoi ventiquattro maestri

Ci puoi dire di piu’ sulle influenze esterne che aiutano l’unita’ del corpo sottile?

Il corpo sottile consiste di mente, intelligenza, memoria e ego, e la realizzazione del corpo sottile significa eliminare l’ignoranza che lo circonde. Se stiamo attenti possiamo vedere molte delle cose che avvengono al di fuori di noi stessi. Anche se ci sono due mondi, dentro e fuori, quello dentro di noi puo’ rafforzarsi con buone idee, buoni pensieri e buone risoluzioni. Queste aiuteranno il corpo sottile a spazzare via l’ignoranza. Per quanto riguarda il mondo esterno, anche questo e’ pieno di buoni elementi, ma questi si possono raccogliere solo se stiamo attenti e li riconosciamo. Libri, buona compagnia, uomini saggi, grazia e persino eventi ordinari possono aiutarci.

Sri Dattatreya ( nel capitolo 11 del Shrimal Bhagavatam) ebbe ventiquattro maestri nella sua vita. Questo significa che raccolse insegnamenti per la crescita del suo corpo sottile da ventiquattro diversi incidenti nella sia vita, perfino da uccelli ed elefanti.

C’e’ anche la storia di una ragazza

Una volta, passeggiando lungo le vie della citta’, arrivo’ in una casa dove tutti gli uomini erano usciti per andare al lavoro e c’era in casa solo un giovane ragazza, che era prossima a sposarsi. I genitori, da una citta’ vicina, erano venuti per vedere se la ragazza fosse una donna adatta per il loro figlio. Non c’era nessun altro per intrattenere gli ospiti cosi’ la ragazza dovette fare tutto da sola. Era molto povera e non aveva molto da offrire. Penso’ di preparare del riso per loro, ma anche il riso non era pronto, e dovette rimuovere la buccia prima di poterlo cuocere. Mentre cercava di farlo, battendo il riso con un martello di legno, i braccialetti che indossava, agitati da questa attivita’, fecero un rumore e la poveretta penso’ che i suoi ospiti lo sentissero e capissero che nella casa non ci fosse neppure del riso. Volendo a tutti i costi salvare l’onore della casa, comincio a fare a pezzi alcuni dei braccialetti, ma nonostante ne fossero rimasti solo due, si sentiva ancora un po’ di rumore e, disperata, ne spezzo’ un altro, cosi’ che gliene resto’ soltanto uno.

Dattareya osservo’ tutto questo. Le ragazza invito’ anche lui ad aspettare il riso, e lui accetto’ volentieri. Dopo avere mangiato, disse che quando si deve incontrare un ospite importante, si deve eliminare ogni agitazione, e l’agitazione puo’ essere eliminata solo quando il mondo dell’agitazione viene soppresso.

Durante la meditazione andiamo a incontrare il Se’, che e’ il piu’ grande di tutti gli ospiti. Dobbiamo lasciare indietro idee, pensieri e preoccupazioni e concentrarci solo su una cosa, per incontrare il nostro ospite. Possiamo raccogliere e studiare tutte le cose che abbondano nell’universo. Ma e’ solo una questione di essere attento e imparre dalle cose ordinarie e da un maestro, e realizzare la eliminazione totale dell’ignoranza dal nostro corpo sottile.

 

La madre che non voleva benedire suo figlio

C’era un nobile, un barone che manteneva un esercito privato. Era molto ambizioso e spesso varcava i suoi confini per appropriarsi di altre terre. La sua gente lo supportava ed era molto fedele, cosi’ ogni spedizione era per lui una avventura piacevole. Ogni volta che ritornava nel suo castello tutta la popolazione lo onorava e gli tributava grandi onori per le sue vittorie. Dopo essere stato acclamato, andava a visitare sua madre chiedendole la sua benedizione. La madre non era affatto soddisfatta e non gli diede mai la sua benedizione.

Finalmente il barone trovo’ il coraggio di chiederle perche’ fosse cosi’ dispiaciuta. Ella disse: “Mio caro figlio, stai percorrendo la strada sbagliata. Sarei stata molto felice se tu avessi vinto i tuoi veri nemici, che sono dentro di te’. Infatti, a causa delle gloriose vittorie hai voltato loro le spalle e in questo modo hai reso i tuoi nemici ancora piu’ forti. In realta’, stai perdendo tutti i giorni la tua battaglia. Se avessi cercato di vincere la tua avidita’, la tua lussuria, la tua futile ambizione, e il tuo desiderio di diventare sempre piu’ potente, allora direi che hai fatto un buon lavoro e ti meriteresti la mia benedizione.

In tutti questi giochi che avvengono nel mondo come in un casino’, chi perde e’ certamente un perdente, ma anche quelli che vincono sono dei perdenti, perche’ in realta’ non hanno guadagnato nulla.

Nelle Isha Upanishad si legge:

Quelli che dicono “Io so” non conoscono realmente il Se’. Quelli che dicono “Io non so”, non ci sono dubbi sulla loro conoscenza, sicuramente non conoscono il Se’. La cosa vera non e’ nessuna di queste. Non dice mai “Io non so” o “Io so” ma si comporta come il Se’, perche’ egli e’ il Se’. Puoi guadagnare ricchezze e sentirti fortunato, ma la fortuna e’ miseria. La meditazione va oltre ogni ricchezza materiale, qualcunque cosa possa essere.

 

Indra e Brahma

Nella ricerca dello sviluppo spirituale, le persone incontrano di solito due tipi di leader. Il primo tipo appartiene al sistema yogi. Hanno percorso il sistema delle otto vie e attraverso quell’ardua disciplina hanno ottenuto certi poteri che possono usare a beneficio dei loro discepoli o anche per i loro stessi obiettivi. Possono mostrare certi poteri miracolosi. I loro discepoli li amano e hanno fede in loro, e fino a quando i miracoli continuano i loro discepoli continuano a seguirli. Col tempo, tuttavia, i discepoli o vanno altrove o si dedicano da soli alla vera disciplina fino a raggiungere la vera liberazione, o ottengono poteri miracolosi per il loro uso e vantaggio personale. Infine si fermano.

L’altro tipo e’ il saggio, che non si cura dei miracoli fisici e insegna tramite la conoscenza, l’essere, la meditatione o la devozione. Lavora per rimuovere le impurita’, le distrazioni e gli attaccamenti del discepolo, sapendo che il Se’ non ha bisogno di alcun sviluppo, perche’ il Se’ e’ l’Assoluto stesso. Solo l’ignoranza sotto forma di impurita’, distrazioni e attaccamento circondano il discepolo, e per questo motivo il vero Se’ non puo’ manifestare la sua verita’, consapevolezza e beatitudine. Per riuscire a rimuovere le cause dell’ignoranza, il maestro prescrive certe discipline per la condotta della vita, impartisce ai suoi seguaci la conoscenza tramite la quale possono svegliare la ragione e correggere da soli i loro errori, e risveglia emozioni per guidarli a dedicare le loro energie al Se’ Universale. Deve continuare a mantenere l’impegno e spesso aggiunge un po’ di fuoco per rendere piu’ forte il discepolo.

Come un vasaio crea oggetti differenti dalla creta bagnata e li mette sul fuoco per asciugarli e renderli consistenti- e solo dopo questo processo questi oggetti diventano utili, in modo analogo si deve dare calore ai discepoli in modo che abbiano maggiore forza per perseverare verso la verita’ e non cedere alle tentazioni.

Questo lavoro continua fino a quando il discepolo sente di essere arrivato o e’ libero e lo sa. Una volta un discepolo venne a domandare se potevo dirgli che egli avesse la conoscenza. Si puo’ solo ridere in reazione a questa domanda, perche’ e’ come cercare la luce del sole con la luce di una lampada. Come si puo’ giudicare il Se’? Se qualcuno sa, allora non ha bisogno di chiedere a nessuno di confermarglielo. La consapevolezza del Se’ non puo’ essere provata da certificati, raccomandazioni, o affermazioni da chiunque. Quando il Se’ sa di essere libero, solo allora e’ libero. Chi pretende di essere libero sta soltanto ingannando se’ stesso.

Indra e Virochana si recarono da Brahma per imparare. Brahma disse loro: “ Il vostro corpo e’ l’Assoluto, andate e rendetevene conto”. Virochana se ne ando’ soddisfatto e lavoro’ per rendere bello il suo corpo e ne gioi’. Indra pero’ scopri’ che il corpo era soggetto a crescita, decadimento e distruzione e quindi non poteva essere l’Assoluto, e torno’ indietro per chiedere chiarimenti.

Gli venne domandato di seguire la disciplina per trenta anni, prima di avere una seconda lezione. Dopo trenta anni gli venne detto che “i sensi sono l’Assoluto”, e obietto’ ancora. Dopo un altro periodo di disciplina gli venne detto che la mente e l’intelligenza erano l’Assoluto. Indra disse che qualche volta mente e intelligenza dicevano cose giuste, altre volte cose sbagliate e quindi non potevano essere l’Assoluto, perche’ l’Assoluto non puo’ essere soggetto a cambiamento. Gli fu imposto un altro lungo periodo di disciplina, finito il quale gli fu detto che l’Assoluto era la conoscenza consapevole. Quando si rese conto, usando la ragione, che anche questo non era vero, gli venne ancora chiesto di restare per altri undici anni. Alla fine di questi lunghi anni si rese conto finalmente che solo il Se’ e’ l’Assoluto, perche’ solo il Se’ conosce tutte le cose attraverso il corpo, i sensi, la mente, ecc...

Non ci puo’ essere un solo momento in cui non conosciamo il Se’. Il Se’ e’ il Maestro, l’Assoluto, l’autorita’. Quando il Se’ dice “Io so”, allora sa.

La consapevolezza di Se’ e’ attraverso il Se’. Il test di tutto il lavoro e la utilita’ di tutte le discipline e conoscenza e devozione e’ solo questo, e quando il discepolo arriva al punto in cui vede se stesso alla luce della verita’, allora egli sa che sa. Allora non c’e’ piu’ nulla da chiedere, nulla da realizzare.

 

Lo scolaro e il temperino.

Vyasa ( l’autore del Mahabarata), disse: “ Ho fatto molte volte una lettura critica dei Veda e delle scritture. Ho trovato che Il messaggio fondamentale di tutto e’ che dovremmo pensare in ogni momento al Se’ Universale. Ogni volta che un pensiero entra nella nostra mente, siamo preda dell’ignoranza o della illusione della separatezza, che ci afferra e ci porta molto, molto lontano.

Il Se’ individuale e’ parte del Se’ Universale, ed e’ entrato nel mondo per scoprire la gioia. Ma, al posto di questa, e’ caduto nella trappola dell’ignoranza. L’ignoranza e’ dimenticare la realta’. E’ la radice di tutte le miserie associate con il mondo. Il piu’ grande di tutti i guai e’ che dimentichiamo la realta’, dimentichiamo che solo Dio o il Se’ Universale e’ reale e che il mondo dei sensi e’ irreale.

Uno scolaro ricevette in regalo un temperino dai suoi genitori per il suo compleanno, e lo porto’ a scuola con se’. Di solito lo metteva nello zaino, ma quel giorno mise il nuovo temperino in una tasca dei calzoni. Quando ne ebbe bisogno, dimenticando di averlo messo in tasca, lo cerco’ dentro lo zaino. Non avendolo trovato, penso’ che glielo avessero rubato i suoi compagni di classe, e denuncio’ il fatto al suo insegnante. L’intera classe venne punita. Questo e’ il modo in cui un ordinario caso di dimenticanza genera grossi guai.

Tutti gli oggetti del mondo sono come giocattoli per i bambini- un giocattolo elefante – un giocattolo automobile – un giocattolo locomotiva – ecc... Devono essere considerati niente di pu’ che giocattoli. Se le consideriamo come reali non avremo altro che disappunto e guai. Tutti i guai che incontriamo nella nostra vita sono dovuti al fatto che trattiamo il mondo comme se fosse reale.

Quale e’ il modo migliore di ricordare l’ Universale? Come facciamo a stabilire la connessione?

La connessione esiste gia’, non devi stabilirla. Quello che succede e’ quando ti lasci coinvolgere negli affari del mondo, l’energia di cui disponi diminuisce. Tuttavia, quando ricordi le tua connessione con l’Universale, sentirai gioia e felicita’. Quando ti ammali devi prendere una medicina; allo stesso modo, quando dimentichi la tua connessione con l’Universale, devi ricordartene. Se non lo dimentichi, non ci sara’ il bisogno di ricordartene, il ricordo sara’ sempre presente. Ogni volta che senti di averlo dimenticato, devi ricordarti di ristabilire subito la connessione- cosa che non e’ difficile, perche’ la connessione e’ sempre presente, anche se dimenticata. Dobbiamo solo ricordarla.